domenica 23 agosto 2015

Solitary Memories #2

Non riusciva a smettere di pensare.
Qualsiasi cosa facesse, la sua mente continuava a finire lì ed era così straziante...
Ecco come si sentiva: dolorante. Ma il dolore non era più fisico...no, era puramente emotivo.
Era come se il suo cuore avesse fatto una maratona: lo sentiva pesante nel suo petto, affaticato per la troppa sofferenza a cui era stato sottoposto; era stanco, lei stessa si sentiva stanca, ma doveva continuare a battere e lei a pensare. 
Giusto ieri aveva avuto voglia di Lui...del suo sorriso.
Sentiva di averne bisogno.
Quello stupido sorriso le mancava terribilmente e, ormai, ne aveva più bisogno dell'aria che respirava. Eppure non poteva averli, ne Lui ne il suo sorriso, ne i suoi abbracci ne i suoi sguardi...
Solo i ricordi potevano scaldarla.
Si, quei bellissimi momenti passati insieme la aiutavano ad andare avanti, ma ormai, anche lei li vedeva troppo lontani. Aveva bisogno ancora di Lui e delle sue braccia intorno a se, quella braccia che, strette intorno a lei, erano capaci di darle forza. 

Si sentiva un'illusa e si, delle volte anche drogata! Aveva così tanto bisogno di Lui per tirare avanti? Era diventata così dipendente da Lui? Se l'era sempre cavata da sola nella sua breve vita, eppure, ora sentiva la necessità di appoggiarsi a qualcuno per ogni minima cosa...ma non era un "qualcuno" qualsiasi.
Era Lui.
Ormai era arrivata a bramare ogni suo parere e anelava il suo sostegno perché, solo di una cosa le importava: della sua opinione. Ma, sapeva anche che si stava illudendo...

Perché Lui non poteva esserci per lei, non come lei desiderava...





venerdì 14 agosto 2015

Solitary Memories #1

I lividi erano scomparsi.
Ora nulla di concreto poteva ricordargli lui...
No.
Una cosa c'era. Il braccialetto.
La ragazza si rigira tra le mani la catena metallica in cerca di conforto. Chiude gli occhi e rivive, ricorda tutto: i sorrisi, gli sguardi, gli abbracci, le risate, le carezze...ma anche le lacrime.
Lo rivede là, sotto quell'arco...dove milioni di amici e di coppie innamorate si erano date ritrovo; lo ricorda con i suoi occhi tristi. E ricorda se stessa. Ricorda lo sforzo immondo per riuscire a trattenere il dolore, la forza che ha dovuto mostrare per Lui. 
Per alleviare la sua sofferenza.
Ma la ragazza sa che tutto è solo un ricordo...
Sa di essere nella sua stanza, circondata da ciò che ama, ma nulla, ne i libri ne la musica che le stanno così a cuore, sembra darle conforto.
Riesce a vedere solo un salotto...
Si, un salone e un dipinto, un'onda. Mai un'immagine fu così azzeccata: quell'onda rappresentava vivacemente il loro affetto...perché anche lui, come l'acqua, spazza via ogni cosa: il tempo, lo spazio e anche il silenzio. 

Le persone a lei vicine potrebbero dire che le piace crogiolarsi nel dolore ma, per lei, è un dovere ricordare. 

Mentre cammina vede una strada diversa rispetto a quella che sta percorrendo. Vede un mosaico con una fenice al centro di una piazza, una fenice in volo che le da speranza. Immagina di averlo accanto a sé. Immagina di dovergli stare dietro, seguendo le sue gambe così lunghe e il suo passo così spedito. Rivede se stessa e Lui come uno spettatore, come uno spione che sbircia ogni minuto della loro vita insieme...ma lo spettatore sa che quei minuti sono pochi. Li fissa mentre, seduti sotto quell'albero affianco alle mura, si danno conforto con lo sguardo e con i gesti, perché le parole non riescono a uscire...
Non devono uscire.