I lividi erano scomparsi.
Ora nulla di concreto poteva ricordargli lui...
No.
Una cosa c'era. Il braccialetto.
La ragazza si rigira tra le mani la catena metallica in cerca di conforto. Chiude gli occhi e rivive, ricorda tutto: i sorrisi, gli sguardi, gli abbracci, le risate, le carezze...ma anche le lacrime.
Lo rivede là, sotto quell'arco...dove milioni di amici e di coppie innamorate si erano date ritrovo; lo ricorda con i suoi occhi tristi. E ricorda se stessa. Ricorda lo sforzo immondo per riuscire a trattenere il dolore, la forza che ha dovuto mostrare per Lui.
Per alleviare la sua sofferenza.
Ma la ragazza sa che tutto è solo un ricordo...
Sa di essere nella sua stanza, circondata da ciò che ama, ma nulla, ne i libri ne la musica che le stanno così a cuore, sembra darle conforto.
Riesce a vedere solo un salotto...
Si, un salone e un dipinto, un'onda. Mai un'immagine fu così azzeccata: quell'onda rappresentava vivacemente il loro affetto...perché anche lui, come l'acqua, spazza via ogni cosa: il tempo, lo spazio e anche il silenzio.
Le persone a lei vicine potrebbero dire che le piace crogiolarsi nel dolore ma, per lei, è un dovere ricordare.
Mentre cammina vede una strada diversa rispetto a quella che sta percorrendo. Vede un mosaico con una fenice al centro di una piazza, una fenice in volo che le da speranza. Immagina di averlo accanto a sé. Immagina di dovergli stare dietro, seguendo le sue gambe così lunghe e il suo passo così spedito. Rivede se stessa e Lui come uno spettatore, come uno spione che sbircia ogni minuto della loro vita insieme...ma lo spettatore sa che quei minuti sono pochi. Li fissa mentre, seduti sotto quell'albero affianco alle mura, si danno conforto con lo sguardo e con i gesti, perché le parole non riescono a uscire...
Non devono uscire.
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