Chi non ha mai avuto modo di conoscere Valerio Massimo Manfredi?!
Noto scrittore italiano, Manfredi è conosciuto, nel panorama mondiale, sia come ricercatore in campo archeologico, come storico, come topografo, come letterato ma, è riconosciuto anche in campo cinematografico: le sue trilogie, tra le quali Alexandros, sono state acquistate e trasmesse sui grandi schermi...insomma, è il classico intellettuale a tutto tondo!
Quando non si diletta in queste attività, si presta anche come docente in numerose università del mondo: i suoi insegnamenti non hanno toccato solo Milano, Venezia e Roma, ma anche Parigi e Chicago.
Ma, cosa mi ha portato a parlare di lui oggi?
In questo ultimo mese mi sono riavvicinata, a causa di un esame, a tutto ciò che riguarda l'antica Grecia...alla sua cultura, alla sua storia e si, anche all'arte e, ormai, mi risulta quasi naturale, collegare questi temi agli scritti di Manfredi; per questo motivo ho deciso di rileggere uno dei suoi primi romanzi, risalenti al 1988... Lo scudo di Talos.
Penso che sia capitato a tutti di vederselo affibbiare come compito per le vacanze alle scuole superiori ma, devo dire, che mi ha sempre affascinato...tanto che, in 8 anni, penso di averlo riletto altrettante volte.
Ma cosa illustra, cosa approfondisce questo romanzo?
Innanzitutto va detto che si presenta diviso in due parti, due parti che rispecchiano due personalità diverse del protagonista, quasi due storie diverse della stessa persona, che nello stesso tempo avrà anche due nomi diversi, Talos e Kleidemos. So che può risultare un po' confusionario, ma bisogna tener presente che, intorno al 500 a.C, la città di Sparta era l'unica, in tutta la Grecia, ad essere governata da una doppia monarchia che faceva riferimento alla "gerusia", ossia il consiglio degli anziani, che prendeva importanti provvedimenti giuridici, limitando il potere dei regnanti. Nell'ombra di questi due organi statali, agivano gli Efori, cinque personalità che, con il loro potere, decidevano il destino politico, militare, sociale e culturale della città. In tempi moderni, l'importanza di questa città ci è giunta soprattutto dal punto di vista militare: chi non conosce le vicende del re Leonida, che combatté con i valorosi 300 spartiati alle Termopili contro il grande Serse, oppure le importanti vittorie condotte dal re Pausania a Platea e in Tracia?
Tutti conoscono il valore e il coraggio di questi uomini, ma non la crudeltà... a Sparta, infatti, vigeva una legge secondo la quale, tutti i bambini che presentavano delle malformazioni fisiche, dovevano essere uccisi, abbandonati al loro destino nei boschi; ed qui che si ricollega la vicenda del nostro protagonista.
Figlio della nobile famiglia spartiata del Kleomenidi, una delle più importanti di Sparta, fin dalla nascita, Kleidemos presenta un piccolo problema: è zoppo. Il padre, Aristarchos, è costretto, dalla legge spartana, a separare la famiglia dal piccolino: deciderà quindi di portarlo sul monte Taigeto e di abbandonarlo nel bosco in una notte temporalesca. Per tutta la notte il bimbo, piangente, sopravvive e, la mattina dopo, viene trovato da un anziano pastore ilota: Kritolaos. Il vecchio, tornato a casa, affiderà il piccolo a sua figlia e deciderà di dargli il nome di Talos, per ricordargli sempre la sua sventura. Quel bimbo crescerà forte e coraggioso ma, totalmente ignaro delle proprie origini, si sentirà sempre più attratto dalla guerra e, proprio per queste sue origini, Kritolaos deciderà di addestrarlo e di insegnargli a padroneggiare e ad usare le antiche armi del re Aristodemo, eroe della prima guerra messenica.
Passano gli anni e il nostro Talos cresce, si innamora e, un giorno, incontrerà suo fratello, inconsapevolmente...anche se questi giunge quasi ad ucciderlo. Nel frattempo, la minaccia persiana di Serse si fa sempre più sentire nel Peloponneso e, spartiati e iloti sono costretti ad andare in guerra, fianco a fianco, alle Termopili: fu così che Talos, lo zoppo, venne scelto proprio da Brithos per essere il suo aiutante durante la battaglia. Purtroppo sappiamo come finirono i tristi avvenimenti delle Termopili, ma re Leonida decide di inviare un messaggio a Sparta, salvando tre uomini: Brithos, Aghias e Talos. Al loro rientro in patria, i tre verranno accusati di essere disertori e additati come codardi, poiché il messaggio del re risulterà bianco: incapace di sopportare la vergogna, il povero Aghias si suiciderà, mentre Brithos, spinto anch'egli a seguire la stessa sorte, verrà salvato da Talos, che lo convincerà a riabilitare il proprio nome combattendo, insieme a lui, tutti i persiani visti sul suolo greco. Inizia così una guerra solitaria condotta dall'oplita e dal suo arciere, che li porterà a fronteggiare le truppe di Mardonio a Platea: è qui che Talos perderà Brithos e scoprirà la triste verità, riguardante la sua vita e la sua famiglia.
Inizia qui la seconda parte del romanzo: il reggente Pausania informerà il nostro eroe che il suo vero nome è Kleidemos, figlio del nobile dragone Archistarcos e della povera Ismene e fratello del giovane Brithos. Sotto la protezione dello stesso re, il giovane intraprenderà la carriera militare e, sbarcato a Cipro, comanderà il quarto battaglione di Tracia. Ma Pausania ha altri piani per lui: aiutato da il servo Lahgal, i due dovranno recarsi in Frigia per entrare in contatto col satrapo Artabazos, legato al re Serse, con l'obiettivo di rovesciare il governo spartano degli Efori e del re Leotichidas. Assolto il compito, Kleidemos ritorna in Grecia mantenendo il segreto sulla faccenda ma, non si sa come, gli Efori scoprono il sordido piano di Pausania, lo costringono ad ammettere il tradimento ma, il re fuggirà rinchiudendosi nel tempio di Artemide Orthia, dove verrà murato vivo e morirà di stenti.
Nell'inverno del 464 a.C, Kleidemos scoprirà dalla propria madre adottiva dove vive la donna che ha sempre amato, Antinea. Dopo essersi recato in Messenia, per vedere la ragazza, viene sorpreso da un violentissimo terremoto che distruggerà tutto sul suo cammino...tutto tranne l'antica città di Ithome, la capitale del regno del leggendario re Aristodemo. Quando ritornerà a Sparta, sarà testimone di una sanguinolenta rivolta degli iloti contro la città, ferita dal violento terremoto: qui il nostro protagonista è posto davanti ad un scelta, indeciso se continuare la valorosa storia dei kleomenidi o difendere chi lo ha sempre protetto e gli ha concesso di vivere. Lui sceglierà il popolo ilota e deciderà di guidarli verso l'antica capitale, che verrà ricostruita e riportata al suo originario splendore; ma Sparta non può accettare di perdere tutti i suoi servi e di renderli liberi, quindi inizieranno delle sanguinose battaglie tra spartiati e iloti per riavere la loro libertà.
Ho tralasciato molti particolari interessanti e, soprattutto la fine, per permettervi di leggerlo e interessarvi a questo libro. Io, nel mio giudizio, sono molto di parte, perchè è uno dei miei romanzi preferiti...non mi stanca mai, è pieno di azione e colpi di scena ma, soprattutto, è totalmente preciso nel raccontare i fatti storici realmente accaduti, ed è questo che io cerco in un libro. Spero di essere riuscita, col il mio lungo poema, ad attirarvi e a spingervi a leggere questo bel romanzo... e, che dire, vi lascio con una bellissima frase che Kleidemos dice ad Antinea per non farle perdere la speranza...
"Nel pieno della bufera si dimentica che esiste il sole e si teme che le tenebre domineranno il mondo ma il sole continua a splendere sopra le nubi nere e, prima o poi, i suoi raggi si aprono un varco per riportare la luce e la vita"
Ragazza ivisibile devo dirti che con questa recensione mi hai proprio fatto venire voglia di leggere il libro :)
RispondiEliminaSei davvero brava nella scrittura, hai mai pensato di lavorare in ambito letterario?
Se non ci hai mai pensatoti consiglio di farci un pensierino;)
ciao Mistery Girl! le tue parole mi fanno davvero piacere! hahahah sinceramente ci spero parecchio e spero anche di riuscirci :D
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