domenica 4 ottobre 2015

Black Moon Saga


Salve caro lettore!
E' da un po' che la Ragazza Invisibile non pubblicava una recensione con i fiocchi e, così, ho deciso che era giunto il momento di ritornare.

In questo ultimo periodo mi sono concentrata su una saga dal gusto urban- fantasy: sto parlando della serie di Black Moon di Keri Arthur. I libri e i racconti della Arthur spaziano dal paranormale al fantasy e hanno ricevuto importanti riconoscimenti di critica e di pubblico.
Questa saga, Black Moon, è composta da nove libri:

1- L'alba del vampiro;
2- I peccati del vampiro;
3- La tentazione del vampiro;
4- Il gioco del vampiro;
5- L'abbraccio della notte;
6- Un bacio prima di morire;
7- Desiderio di sangue;
8- L'ombra del cuore;
9- Chiedi alla luna.

Ma passiamo ad analizzarne la trama!
La protagonista è Riley Jenson, una damphira (cioè una mezzosangue che ha in sé sia la natura di vampiro sia quella di un lupo) che lavora presso il Dipartimento di Melbourne, un'agenzia governativa che controlla e punisce gli esseri soprannaturali che commettono reati contro gli umani. Anche suo fratello gemello Rhoan lavora lì, con il ruolo di "Guardiano", una sorta di titolo che ti consente di essere una vera e propria macchina per uccidere nei confronti dei colpevoli. 
Questi due fratelli hanno una storia travagliata alle spalle: a causa della loro natura, fin da piccoli, subiscono violenze e soprusi dal loro stesso branco, che aveva permesso loro di sopravvivere e che, raggiunta la maggiore età, li obbliga ad allontanarsi e a non avere più contatti. 
All'inizio Riley è solo un'aiutante, una coordinatrice d'ufficio ma, a causa del rapimento del fratello, decide di entrare in azione; ed è qui che entra in gioco un personaggio misterioso: Quinn O' Connor.
Vampiro molto più che millenario, ricco sfondato ed ex combattente, compare, per la prima volta nella storia, completamente nudo e senza memoria sullo zerbino di casa di Riley e, che dire, chi non vorrebbe trovare un bell'uomo nudo davanti alla porta di casa?
Tra loro nascerà subito una forte attrazione che lui cercherà di contrastare a causa del suo passato ma, soprattutto, a causa della natura licantropa e disinibita di lei. Anche la signorina Jenson, però, opporrà una certa resistenza poiché, per i lupi, è indispensabile andare alla ricerca della propria anima gemella licantropa. 
Insieme. i due, scopriranno che una società di ricerca genetica sta compiendo degli esperimenti unendo più razze per trovarne una geneticamente più forte e, purtroppo, questi esperimenti coinvolgono anche Riley: uno dei suoi amanti licantropi le somministrerà, infatti, l'ARC 1-23, una sostanza che, negli umani, ha la conseguenza di rendere estremamente fertile ma che, nei soggetti dalla duplice natura, causa cambiamenti genetici.
A causa di questo, Riley svilupperà nuovi poteri e accrescerà quelli che prima erano solo latenti. 
La nostra protagonista ne passerà di cotte e di crude: in questi nove libri subirà delle mutazioni e cercherà di vendicarsi nei confronti dei responsabili; ucciderà un vampiro spietato che la vuole morta a tutti i costi; entrerà in contatto con esseri di altre dimensioni come demoni, cani infernali, dei della morte e bakeneki; dovrà indagare su cacciatori di non umani, vampiri emotivi, streghe ed evocatrici di zombie, veggenti e molte altre creature. 
Il suo amore per Quinn entrerà a rischio, prima con la figura di Kellen e poi con quella di Kye, la sua anima gemella dall'animo spietato e calcolatore...insomma, la nostra Riley non avrà un momento di pace!

Personalmente, ho adorato questi libri anche se, all'inizio, quando ho comprato i primi tre, avevo letto solamente le prime dieci pagine e mi ero stufata: ho dovuto riavvicinarmi, una seconda volta a questa serie, con un approccio diverso per riuscire davvero ad apprezzarla veramente.
E' una saga intrigante sia dal punto di vista investigativo perchè si, la storia si basa principalmente su questo, sia dal punto di vista emotivo- sentimentale della protagonista. 
Certo, per chi magari ha avuto l'occasione di leggere qualche scritto di Laurell K. Hamilton, vedrà in Riley una sorta di Anita mutante ma, alla fine, scoprirà che questa saga va al di là, toccando tecnologie e mondi che la Hamilton non si è ancora sognata.
La storia è ricca di colpi di scena e, devo ammettere che, la fine mi ha fatta piangere di gioia.
Quando ho finito l'ultimo libro, mi sono sentita davvero dispiaciuta che la saga avesse una fine e, che posso dirvi? Vi consiglio di leggerla e spero che possiate concordare con me!

martedì 1 settembre 2015

Solitary Memories #3

[ "E narro come i grandi occhi ridenti arsero d'immortal raggio il mio cuore" ]

E venne la notte.
Con il suo arrivo, la ragazza ricordò la sensazione della propria mano sul suo petto...
Non aveva mai rivissuto un ricordo così vivido in sogno.
Se chiude gli occhi, sente ancora la propria mano che scorre sulla sua muscolatura e sul suo costato...
Sente il proprio viso appoggiato a Lui.
Ascolta il suo cuore che batte, che palpita soddisfatto...e sente, sulle proprie labbra, la pelle che ha baciato decine di volte. 
La sente qui, vicino a lei e non a chilometri di distanza. 
Può sentirne il calore e il profumo.
Se abbassa le palpebre, riesce a percepire le dita ruvide di Lui sulla schiena, dita che tentano di confortarla...ma è un tocco delicato che riesce a risvegliarla.

Rivuole il suo braccio intorno a sé a rivendicarne il possesso.
Risente sulle dita tutte le sensazioni...
Ripensare al proprio tocco timido e tenero sulla sua pancia le fa venire i brividi...desidera troppo rifarlo, sentire il potere che Lui riesce a concederle perché, solo a lei, è permesso toccarlo. 

E vuole credere di essere su quel divano bianco, fra le braccia della persona che, per lei, conta di più al mondo.
Perché, per lei, Lui è tutto.
Vuole, di nuovo, stare nel posto che le compete: tra le sue braccia.
E' lì che lei si sente al sicuro. E' lì che lei riesce ad essere solo se stessa, ed è lì che lei abbandona la sua dura corazza e, gli permette di dirle quanto ci tiene a lei. 
In quel momento non desidera altre parole.
Le basta il sorriso dolce di Lui che le da speranza...




domenica 23 agosto 2015

Solitary Memories #2

Non riusciva a smettere di pensare.
Qualsiasi cosa facesse, la sua mente continuava a finire lì ed era così straziante...
Ecco come si sentiva: dolorante. Ma il dolore non era più fisico...no, era puramente emotivo.
Era come se il suo cuore avesse fatto una maratona: lo sentiva pesante nel suo petto, affaticato per la troppa sofferenza a cui era stato sottoposto; era stanco, lei stessa si sentiva stanca, ma doveva continuare a battere e lei a pensare. 
Giusto ieri aveva avuto voglia di Lui...del suo sorriso.
Sentiva di averne bisogno.
Quello stupido sorriso le mancava terribilmente e, ormai, ne aveva più bisogno dell'aria che respirava. Eppure non poteva averli, ne Lui ne il suo sorriso, ne i suoi abbracci ne i suoi sguardi...
Solo i ricordi potevano scaldarla.
Si, quei bellissimi momenti passati insieme la aiutavano ad andare avanti, ma ormai, anche lei li vedeva troppo lontani. Aveva bisogno ancora di Lui e delle sue braccia intorno a se, quella braccia che, strette intorno a lei, erano capaci di darle forza. 

Si sentiva un'illusa e si, delle volte anche drogata! Aveva così tanto bisogno di Lui per tirare avanti? Era diventata così dipendente da Lui? Se l'era sempre cavata da sola nella sua breve vita, eppure, ora sentiva la necessità di appoggiarsi a qualcuno per ogni minima cosa...ma non era un "qualcuno" qualsiasi.
Era Lui.
Ormai era arrivata a bramare ogni suo parere e anelava il suo sostegno perché, solo di una cosa le importava: della sua opinione. Ma, sapeva anche che si stava illudendo...

Perché Lui non poteva esserci per lei, non come lei desiderava...





venerdì 14 agosto 2015

Solitary Memories #1

I lividi erano scomparsi.
Ora nulla di concreto poteva ricordargli lui...
No.
Una cosa c'era. Il braccialetto.
La ragazza si rigira tra le mani la catena metallica in cerca di conforto. Chiude gli occhi e rivive, ricorda tutto: i sorrisi, gli sguardi, gli abbracci, le risate, le carezze...ma anche le lacrime.
Lo rivede là, sotto quell'arco...dove milioni di amici e di coppie innamorate si erano date ritrovo; lo ricorda con i suoi occhi tristi. E ricorda se stessa. Ricorda lo sforzo immondo per riuscire a trattenere il dolore, la forza che ha dovuto mostrare per Lui. 
Per alleviare la sua sofferenza.
Ma la ragazza sa che tutto è solo un ricordo...
Sa di essere nella sua stanza, circondata da ciò che ama, ma nulla, ne i libri ne la musica che le stanno così a cuore, sembra darle conforto.
Riesce a vedere solo un salotto...
Si, un salone e un dipinto, un'onda. Mai un'immagine fu così azzeccata: quell'onda rappresentava vivacemente il loro affetto...perché anche lui, come l'acqua, spazza via ogni cosa: il tempo, lo spazio e anche il silenzio. 

Le persone a lei vicine potrebbero dire che le piace crogiolarsi nel dolore ma, per lei, è un dovere ricordare. 

Mentre cammina vede una strada diversa rispetto a quella che sta percorrendo. Vede un mosaico con una fenice al centro di una piazza, una fenice in volo che le da speranza. Immagina di averlo accanto a sé. Immagina di dovergli stare dietro, seguendo le sue gambe così lunghe e il suo passo così spedito. Rivede se stessa e Lui come uno spettatore, come uno spione che sbircia ogni minuto della loro vita insieme...ma lo spettatore sa che quei minuti sono pochi. Li fissa mentre, seduti sotto quell'albero affianco alle mura, si danno conforto con lo sguardo e con i gesti, perché le parole non riescono a uscire...
Non devono uscire.





lunedì 20 luglio 2015

Xavier Dolan e la sua visione dell'amore: Les Amours imaginaires

"I love you. I really want to kiss you...and I don't know why                                      I'm telling you this..." 
                                                                 


Dopo più di una settimana di assenza, finalmente ho trovato il tempo di scrivere e di parlare di questo film! Anche se risale all'ormai lontano 2010, ho avuto l'occasione di vederlo solo qualche settimana fa e di fare, così, "conoscenza" con questo nuovo regista franco-canadese, Xavier Dolan. Devo ammettere che, in tanti, mi avevano parlato di lui, sia dal punto di vista registico sia attoriale, ma non mi ero ancora arrischiata nel vedere qualche sua opera...forse troppo spaventata dal fatto di dover leggere per tutta la durata del film. visto e considerato che, sono in francese! Invece mi devo proprio ricredere perché, sono stati i 95 minuti più tranquilli e rilassati passati guardando un film che si può definire impegnato. 
Ma passiamo alla trama!
Ti sei mai innamorato di una persona che credi essere infatuata e ricambiata da un'altra ma che in realtà non è per nulla corrisposta e quindi illude tutti e basta? 
Ecco tutto il film si basa su questa illusione. 
Due ragazzi, Francis e Marie, amici da tanto tempo, incontrano per caso, durante un pranzo, Nicholas, un moderno adone biondo e riccioluto appena arrivato a Montreal dalla campagna. Entrambi i ragazzi si trovano però completamente infatuati di lui, dei suoi modi, dei suoi gesti, dei suoi sguardi e provano, in tutti i modi di compiacerlo, di attirare, come in una sorta di duello, le attenzioni di questo affascinante ragazzo. Facendo così, però, l'amicizia fra Francis e Marie si incrina fin quasi alla rottura: la tensione fra i personaggi cresce così tanto che ognuno interpreta come uno sgarro i gesti semplici dell'altro e la gelosia cresce fino all'esagerazione! E così, dopo una gita durata un weekend, la povera Marie decide di non avere più alcun rapporto ne con Nicholas ne con Francis, lasciando quest'ultimo mentre si sbraccia disperato e piangente nel tentativo di fermare la sua più cara amica. Questa separazione porterà entrambi a dichiararsi: Francis, illuso dai gesti del nuovo venuto, penserà che Nicholas sia omosessuale e gli dichiarerà il suo amore ricevendo, in cambio, solo il suo sdegno e il suo orrore, mentre Marie proverà a conquistarlo con una poesia, non ricevendo nessuna risposta e nessuna chiamata. Nel rifiuto, però, i due amici riescono a riavvicinarsi e, quando incontrano, di nuovo. Nicholas, si spalleggiano l'un l'altro per difendersi da questo mostro dall'aspetto affascinante che nasconde un cuore di pietra. 
Però, tutto è un ciclo e nuovamente i due amici si ritroveranno innamorati dello stesso ragazzo ancora una volta...




In questo film, il giovane Dolan, che in questo caso decide di mettersi in gioco anche come attore nei panni di Francis, si prefigge il compito di tracciare, senza pretese, un ritratto dell'amore visto con gli occhi di oggi: anche per questo, il film è spesso interrotto da delle confessioni di contorno, di persone che raccontano le loro passate relazioni, tutte estremamente diverse...c'è chi ha vissuto l'amore in maniera malsana, chi vede l'amore solamente come un rapporto sessuale, chi purtroppo lo vive attraverso internet...insomma, tutti raccontano la propria esperienza, si confessano quasi fossero da uno psicologo, iniziando un flusso di coscienza senza fine. 
La storia de Les Amour Imaginaries non racconta nulla di inedito, niente di rivoluzionario, ma a colpire è forse la delicatezza con cui Dolan ci mostra la sofferenza di questi due ragazzi, dolore che molti di noi possono condividere e in cui possono riconoscersi. Sicuramente d'aiuto, in questo percorso, è la colonna sonora: si poteva sentir la voce di Dalida intenta nel cantare la sua celeberrima Bang Bang, ai più conosciuta, forse, con la voce di Nancy Sinatra, per poi passare alla malinconia del violoncello di Peter Wispelwey nelle sonate n°1 e 3 di Bach o alla musica dei Fever Ray. 

Ad ogni modo questo film può essere visto come un piccolo capolavoro, le cui bellezze si possono cogliere solo riguardandolo più e più volte...





Vi lascio qui in fondo il trailer nell'eventualità che possa interessarvi! 
Buona Visione!











                                                     

domenica 5 luglio 2015

Emigrate o Lindemann?

In questa lunga settimana di assenza, ho avuto modo di pensare su cosa avrebbe trattato il mio prossimo post...questo post; quindi, in occasione dell'uscita del nuovo album da solista di Till Lindemann, Skills in Pills, mi sembrava opportuno ragionare sugli sviluppi della sua musica, partendo quindi dall'esperienza dei Rammstein fino, poi, alla nascita di due band diverse, gestite da due artisti d'eccezione che mostrano, al tempo stesso, delle affinità...sto parlando quindi degli Emigrate di Richard Z. Kruspe e dei Lindemann.






Per chi non li conoscesse e non li avesse mai sentiti, i Rammstein sono un gruppo industrial metal, di origine tedesca, nato a Berlino nel 1993. Vennero fondati su iniziativa di Richard Z. Kruspe che, a quel tempo, viveva con il futuro bassista e il futuro batterista, Oliver Riedel e Christoph Schneider, con l'idea di partecipare ad un concorso che si teneva a Berlino, il Berlin Senate Metro. Al gruppo però mancavano anche un tastierista, una chitarra ritmica e si, anche la voce! Richard pensò anche a questo: chiamò un suo amico, un certo Till Lindemann, ex campione di nuoto che allora intrecciava cestini di vimini in una fabbrica, che divenne il frontman nonché cantante e altri due giovani, allora scettici, Paul Landers alla chitarra e Christian Lorenz alla tastiera...e il gruppo era fatto!
Il loro obiettivo era quello di vincere il concorso che, aveva come premio, la possibilità di registrare in studio il loro primo album: fu così che, dopo il trionfo, nel marzo del 1995, uscì Herzeleid. Da quel momento in poi, il successo di questa nuova band sembrò inarrestabile: dal 1997 al 2009 registrarono ben sei album (Sehnsucht, Live aus Berlin, Mutter, Reise Reise, Rosenrot e Liebe ist fur alles da); vinsero diversi dischi d'oro scalando le classifiche; organizzarono tour prima in Europa e USA e poi in tutto il mondo; parteciparono ad importanti festival come il Rockstock Festival; accompagnarono i Kiss nel loro tour americano e alcune delle loro canzoni vennero incluse nelle colonne sonore di alcuni film, come XXX, Hellboy, Matrix o Resident Evil. Il loro stile è sempre stato arricchito dalle influenze della musica tedesca, soprattutto nella scelta di cantare in tedesco; anche i testi provengono in parte dalla letteratura e dalla tradizione tedesca, sia che si trattino di filastrocche, sia che si tratti di fiabe, fino alle poesie di Goethe. Proprio i testi costituiscono un punto importante della loro musica: parlano di disastri e di violenza, di cannibalismo e di suicidio. 
Purtroppo però, già dal 2007 iniziarono a circolare delle voci...una di queste prevedeva l'abbandono, da parte di Till, della band; voce che verrà poi smentita da Kruspe, che affermerà: 

"ogni menbro del gruppo lo ha sempre sostenuto, se uno se ne andrà i Rammstein si scioglieranno, nessuno verrà mai rimpiazzato".

Eppure, già dal 2007, a causa di una pausa della band, lo stesso Richard, deciderà di dare vita ad un suo progetto alternativo, il progetto Emigrate. In questo caso, il potere è nelle mani dello stesso Kruspe che ne diventerà il leader, la voce e la chitarra. L'impronta del gruppo però si presenta completamente differente da quella della sua prima band: si passa dal tedesco grezzo e potente, ad un inglese più comune e capibile ai più; il suo stile cambia, tant'è vero che non si parlerà più di un gruppo industrial metal, ma solamente alternative dove, non mancano le influenze orientali ed heavy e, soprattutto cambia il messaggio veicolato dai testi...essi non trasmettono più l'orrore, il senso di ingiustizia e non ti impressionano come un testo dei R+ sapeva fare. Ed è sotto queste influenze che uscirà il loro primo album, Emigrate, del 2007, da cui verranno estrapolati i singoli come Temptation, New York City e My World, a cui seguirà l'album Silent so Long del 2014. Per quanto io ami gli Emigrate, sono sempre stata troppo affezionata alla potenza dei testi cantati da Till Lindemann per poterli apprezzare davvero appieno e, posso solo apprezzare il fatto che Richard non abbia riproposto una brutta copia del Rammstein, ma qualcosa di "nuovo" e completamente differente.

Ora però, anche Till ha voluto dare una ventata di freschezza al suo stile e al suo modo di porsi...ed qui che nasce il progetto da solista, la band Lindemann. Questo nuovo gruppo, un po' tedesco e un po' svedese, si presenta ancora come un gruppo industrial, che vede la collaborazione e l'aiuto di Peter Tagtgren, ex membro della band death metal svedese Hypocrisy. Che dire, quando il 29 maggio è stato pubblicato il loro primo singolo, Praise Abort, estratto dal loro primo album, Skills in Pills, sono rimasta shockata ed estasiata al tempo stesso! Solo il titolo della canzone sopracitata vi fa capire quanto possa essere cruda e quasi esagerata, ma se ad esso si sommano le parole e il video...il risultato è sconcertante. Se poi pensiamo che, qualche anno prima, Till aveva affrontato il tema dell'abbandono nella canzone Mutter, qui sembra superarla con qualcosa di più violento e definitivo...un elogio all'aborto. Sicuramente questa canzone incontrerà qualche opposizioni fra i più bigotti (perdonatemi il termine), ma per il resto, colpirà soprattutto per il fatto di essere così piena di odio e, se solo un singolo si presenta così, non vedo l'ora di sentire gli altri. Comunque, questo album sembra seguire le orme delle scelte di Kruspe almeno per un aspetto: qui Till e Peter hanno deciso di utilizzare, anche loro, la lingua inglese...con un risultato sicuramente strano, sia perché ormai ero abituata ad associare la lingua tedesca con la sua voce, sia perché sono dell'idea che la lingua anglofona mal si sposa con lui...immaginatevi il nostro caro Till che canta le seguenti parole:

"I hate my life and I hate you
I hate my wife and her boyfriend too
I hate to hate and I hate that
I hate my life so very bad
I hate my kids, never thought 
That I'd praise abort..."

Sinceramente sono rimasta spiazzata, però indubbiamente è il nostro Till, con i suoi testi carichi di significato. 
E voi, che idea vi siete fatti del nuovo album? Fatemelo sapere qui sotto!





*Vi lascio qui sotto anche i link delle canzoni che ho citato:
-Rammstein, Mutter  https://www.youtube.com/watch?v=C7-kngq9u_s
-Emigrate, Temptation https://www.youtube.com/watch?v=geL0e1mluv4
-Emigrate, New York City https://www.youtube.com/watch?v=ZUB5rA8EdXg
-Emigrate, My World https://www.youtube.com/watch?v=krt4O2-9_90
-Lindemann, Praise Abort https://www.youtube.com/watch?v=QWE_M0CX9So


domenica 28 giugno 2015

A spasso nel Medioevo


La Rocca sforzesca di Soncino, in Lombardia, è uno dei più antichi castelli lombardi nell'area del cremonese, eretto a difesa della cittadella già a partire dal X secolo ed è proprio qui che, in questi giorni (27 e 28 giugno 2015), si tiene un'allegra rievocazione di clima medievale.
Inaugurata appunto ieri, il pubblico non ha solo la possibilità di entrare in contatto con tutte quelle antiche botteghe che caratterizzavano l'artigianato medioevale, ma ha anche l'occasione di visitare l'intero castello in solitudine o con l'aiuto di guide, dal torrione, alle torre angolari, fino alle segrete! 
Anche solo entrando nel cortile, che precede il ponte levatoio, si è subito colpiti dagli allegri colori della merce esposta e degli accampamenti adibiti a tende, utilizzati dagli artigiani per dormire in queste due giornate ma, al tempo stesso, messe a disposizione di quegli appassionati che, non vedono l'ora di passare una nottata nelle mura della fortezza!
Non bisogna poi stupirsi di vedere persone, di tutte le età, vestite nelle maniere più eccentriche e colorate e di sentirle parlare con modi e lemmi ormai perduti: dai saltimbanchi nella loro tipica livrea a due colori dotata di campanelli, sempre allegri e giocosi, ai cavalieri armati di tutto punto, alle armature, fino alle dolci e gentili donzelle. 
Quindi non stupitevi se, quando uscirete da lì, vi ritroverete a parlare in modo strano o con una coroncina fiorita sul capo, perché fa tutto parte del gioco!
Se siete persone a cui risulta facile fare amicizia, come me, alla fine della giornata vi ritroverete con nuovi e simpaticissimi amici perché, va detto, tutti sono tremendamente disponibili e portati a chiacchierare. 
Se poi c'è qualche genitore tra i lettori, state tranquilli, anche i vostri figli si divertiranno fra queste meraviglie, affascinati dalla possibilità di fare una passeggiata in groppa a un puledro o colpiti dai duelli, che i cavalieri ingaggiano a suon di spada.
Ritornando un po' alla questione degli acquisti, si può trovare davvero di tutto: una bottega di un artigiano, allegro ed ilare, che lavora il cuoio e la pelle che non aspetta altro di parlare con voi e condividere la propria esperienza, tanto che, alla fine, potrebbe pure offrirvi del vino per brindare alla vostra salute; banchetti gestiti da delle sarte in costume che, con la loro bravura, potrebbero imbastirvi un sontuoso vestito o altri, invece, dove delle fanciulle espongono i propri gioielli con le pietre dure o monili istoriati; potrete vedere, inoltre, un fabbro intento a forgiare un oggetto a vostra scelta o bancarelle gestite da prodi cavalieri che, metteranno in risalto le qualità prodigiose dei loro scudi o delle loro spade. Nel primo cortile interno avrete anche la possibilità di farvi prevedere il futuro da una veggente, diciamo così, che vi leggerà le carte o la mano e, in ogni dove, troverete dei banchi adibiti a taverne, dove potrete assaggiare del buonissimo Ippocrasso, un vino speziato tipicamente medioevale, il cui sapore è arricchito dalla presenza dei chiodi di garofano, dalla cannella, dal miele, dal cardamomo e da chissà quale altra spezia...vi sfido quasi ad identificarle tutte! 
Da non dimenticare poi la presenza della musica! 
Salendo su per una ripida (e a dir poco oscena) scala di una torre, si poteva avere l'opportunità di assistere all'esibizione di un musico con la sua arpa...un'esperienza davvero emozionante. 
Per la serata del 27 era previsto, inoltre, un concerto tenuto da una giovane band di musica folk/pagan tutta al femminile, le Uttern, che, vedeva come frontman (o in questo caso frontgirl?), Denise Cannas, una concorrente del team Pelù del talent show The Voice. Purtroppo, non ho potuto vedere il loro concerto, ma ho avuto l'occasione di sentire il loro soundcheck e di conoscere sia Denise sia Deborah Olivo (la zampognara), che ci hanno spiegato, sia a me sia alla mia amica, il loro stile di vita e il loro credo, mostrandoci la passione che le spinge a viaggiare per tutta l'Italia. 


Che dire, lettori, se avrete l'opportunità di andarci, ve la consiglio vivamente!!

giovedì 25 giugno 2015

L'antica Grecia vista con gli occhi di Manfredi




Chi non ha mai avuto modo di conoscere Valerio Massimo Manfredi?! 
Noto scrittore italiano, Manfredi è conosciuto, nel panorama mondiale, sia come ricercatore in campo archeologico, come storico, come topografo, come letterato ma, è riconosciuto anche in campo cinematografico: le sue trilogie, tra le quali Alexandros, sono state acquistate e trasmesse sui grandi schermi...insomma, è il classico intellettuale a tutto tondo!
Quando non si diletta in queste attività, si presta anche come docente in numerose università del mondo: i suoi insegnamenti non hanno toccato solo Milano, Venezia e Roma, ma anche Parigi e Chicago.
Ma, cosa mi ha portato a parlare di lui oggi? 
In questo ultimo mese mi sono riavvicinata, a causa di un esame, a tutto ciò che riguarda l'antica Grecia...alla sua cultura, alla sua storia e si, anche all'arte e, ormai, mi risulta quasi naturale, collegare questi temi agli scritti di Manfredi; per questo motivo ho deciso di rileggere uno dei suoi primi romanzi, risalenti al 1988... Lo scudo di Talos.
Penso che sia capitato a tutti di vederselo affibbiare come compito per le vacanze alle scuole superiori ma, devo dire, che mi ha sempre affascinato...tanto che, in 8 anni, penso di averlo riletto altrettante volte. 
Ma cosa illustra, cosa approfondisce questo romanzo?
Innanzitutto va detto che si presenta diviso in due parti, due parti che rispecchiano due personalità diverse del protagonista, quasi due storie diverse della stessa persona, che nello stesso tempo avrà anche due nomi diversi, Talos e Kleidemos. So che può risultare un po' confusionario, ma bisogna tener presente che, intorno al 500 a.C, la città di Sparta era l'unica, in tutta la Grecia, ad essere governata da una doppia monarchia che faceva riferimento alla "gerusia", ossia il consiglio degli anziani, che prendeva importanti provvedimenti giuridici, limitando il potere dei regnanti. Nell'ombra di questi due organi statali, agivano gli Efori, cinque personalità che, con il loro potere, decidevano il destino politico, militare, sociale e culturale della città. In tempi moderni, l'importanza di questa città ci è giunta soprattutto dal punto di vista militare: chi non conosce le vicende del re Leonida, che combatté con i valorosi 300 spartiati alle Termopili contro il grande Serse, oppure le importanti vittorie condotte dal re Pausania a Platea e in Tracia? 
Tutti conoscono il valore e il coraggio di questi uomini, ma non la crudeltà... a Sparta, infatti, vigeva una legge secondo la quale, tutti i bambini che presentavano delle malformazioni fisiche, dovevano essere uccisi, abbandonati al loro destino nei boschi; ed qui che si ricollega la vicenda del nostro protagonista. 
Figlio della nobile famiglia spartiata del Kleomenidi, una delle più importanti di Sparta, fin dalla nascita, Kleidemos presenta un piccolo problema: è zoppo. Il padre, Aristarchos, è costretto, dalla legge spartana, a separare la famiglia dal piccolino: deciderà quindi di portarlo sul monte Taigeto e di abbandonarlo nel bosco in una notte temporalesca. Per tutta la notte il bimbo, piangente, sopravvive e, la mattina dopo, viene trovato da un anziano pastore ilota: Kritolaos. Il vecchio, tornato a casa, affiderà il piccolo a sua figlia e deciderà di dargli il nome di Talos, per ricordargli sempre la sua sventura. Quel bimbo crescerà forte e coraggioso ma, totalmente ignaro delle proprie origini, si sentirà sempre più attratto dalla guerra e, proprio per queste sue origini, Kritolaos deciderà di addestrarlo e di insegnargli a padroneggiare e ad usare le antiche armi del re Aristodemo, eroe della prima guerra messenica. 
Passano gli anni e il nostro Talos cresce, si innamora e, un giorno, incontrerà suo fratello, inconsapevolmente...anche se questi giunge quasi ad ucciderlo. Nel frattempo, la minaccia persiana di Serse si fa sempre più sentire nel Peloponneso e, spartiati e iloti sono costretti ad andare in guerra, fianco a fianco, alle Termopili: fu così che Talos, lo zoppo, venne scelto proprio da Brithos per essere il suo aiutante durante la battaglia. Purtroppo sappiamo come finirono i tristi avvenimenti delle Termopili, ma re Leonida decide di inviare un messaggio a Sparta, salvando tre uomini: Brithos, Aghias e Talos. Al loro rientro in patria, i tre verranno accusati di essere disertori e additati come codardi, poiché il messaggio del re risulterà bianco: incapace di sopportare la vergogna, il povero Aghias si suiciderà, mentre Brithos, spinto anch'egli a seguire la stessa sorte, verrà salvato da Talos, che lo convincerà a riabilitare il proprio nome combattendo, insieme a lui, tutti i persiani visti sul suolo greco. Inizia così una guerra solitaria condotta dall'oplita e dal suo arciere, che li porterà a fronteggiare le truppe di Mardonio a Platea: è qui che Talos perderà Brithos e scoprirà la triste verità, riguardante la sua vita e la sua famiglia. 
Inizia qui la seconda parte del romanzo: il reggente Pausania informerà il nostro eroe che il suo vero nome è Kleidemos, figlio del nobile dragone Archistarcos e della povera Ismene e fratello del giovane Brithos. Sotto la protezione dello stesso re, il giovane intraprenderà la carriera militare e, sbarcato a Cipro, comanderà il quarto battaglione di Tracia. Ma Pausania ha altri piani per lui: aiutato da il servo Lahgal, i due dovranno recarsi in Frigia per entrare in contatto col satrapo Artabazos, legato al re Serse, con l'obiettivo di rovesciare il governo spartano degli Efori e del re Leotichidas. Assolto il compito, Kleidemos ritorna in Grecia mantenendo il segreto sulla faccenda ma, non si sa come, gli Efori scoprono il sordido piano di Pausania, lo costringono ad ammettere il tradimento ma, il re fuggirà rinchiudendosi nel tempio di Artemide Orthia, dove verrà murato vivo e morirà di stenti. 
Nell'inverno del 464 a.C, Kleidemos scoprirà dalla propria madre adottiva dove vive la donna che ha sempre amato, Antinea. Dopo essersi recato in Messenia, per vedere la ragazza, viene sorpreso da un violentissimo terremoto che distruggerà tutto sul suo cammino...tutto tranne l'antica città di Ithome, la capitale del regno del leggendario re Aristodemo. Quando ritornerà a Sparta, sarà testimone di una sanguinolenta rivolta degli iloti contro la città, ferita dal violento terremoto: qui il nostro protagonista è posto davanti ad un scelta, indeciso se continuare la valorosa storia dei kleomenidi o difendere chi lo ha sempre protetto e gli ha concesso di vivere. Lui sceglierà il popolo ilota e deciderà di guidarli verso l'antica capitale, che verrà ricostruita e riportata al suo originario splendore; ma Sparta non può accettare di perdere tutti i suoi servi e di renderli liberi, quindi inizieranno delle sanguinose battaglie tra spartiati e iloti per riavere la loro libertà. 



Ho tralasciato molti particolari interessanti e, soprattutto la fine, per permettervi di leggerlo e interessarvi a questo libro. Io, nel mio giudizio, sono molto di parte, perchè è uno dei miei romanzi preferiti...non mi stanca mai, è pieno di azione e colpi di scena ma, soprattutto, è totalmente preciso nel raccontare i fatti storici realmente accaduti, ed è questo che io cerco in un libro. Spero di essere riuscita, col il mio lungo poema, ad attirarvi e a spingervi a leggere questo bel romanzo... e, che dire, vi lascio con una bellissima frase che Kleidemos dice ad Antinea per non farle perdere la speranza...


"Nel pieno della bufera si dimentica che esiste il sole e si teme che le tenebre domineranno il mondo ma il sole continua a splendere sopra le nubi nere e, prima o poi, i suoi raggi si aprono un varco per riportare la luce e la vita"


martedì 23 giugno 2015

Che studente sei?


Ecco alcuni ritratti tipologici di studente, che mettono in evidenza il tipo di approccio con lo studio ma anche, va detto, con la vita. Leggendoli, ognuno di noi può individuare la categoria a cui appartiene.
Quindi, scopri che studente sei!




*L'audace: non c'è che dire, ama il rischio: pretende di preparare un esame in tre giorni! Prende, per la prima volta, in mano il libro a sette giorni dall'esame, a sei lo apre, a cinque lo sottolinea, a quattro finisce il primo capitolo, a due giorni dalla fine ha fatto solo i primi tre capitoli su 45... e solo del primo libro. Si ritrova talmente messo male che, in tutta quella settimana, si appellerà a tutte le divinità esistenti al costo di riuscire a passare e, alla fine, (per culo) ce la fa;


*Il metodico: la sua gioia più grande è quella di organizzare il proprio studio, tanto da aver programmato tutti gli esami da oggi al 2018. E' talmente preciso che studia, ogni giorno, 30,25 pagine, fermandosi esattamente a un quarto della pagina. Nulla potrà ostacolarlo, nemmeno la caduta di un meteorite nel suo giardino;


*Il mangione: non ha fame di cultura, no...ha solo fame! Ogni volta che apre un libro, gli viene voglia di qualsiasi cosa: di cioccolato, di gelato, di una lasagna...ed è costretto ad abbandonare quel povero libro ed aprire il frigorifero. In periodo esami, si mangerebbe pure il tavolo, soprattutto il giorno prima dell'appello. Alla fine si consolerà ingozzandosi di cibo e non smetterà fino al prossimo esame o, ad esagerare, fino alla laurea;


*Lo sclerotico: sempre nervoso, sempre agitato, studia sempre sia in periodo esami sia nelle feste comandate... non si ferma nemmeno a Natale! Intrattabile, irascibile, ansioso, se gli chiedi l'ora, ti risponderà urlando e uccidendoti con lo sguardo;


*Il balzatore: il suo motto è balzare, sempre e comunque! Insomma è quello che non da mai gli esami: non si presenza agli appelli e si sente come se avesse conquistato il mondo. Nel peggiore delle ipotesi, dirà di aver preso un onesto 26 mentre, in realtà, è rimasto fuori dall'università;


*Il ghiro: è il Re del pisolino e si addormenta, letteralmente, sui libri. In pratica dorme a tutte le ore del giorno: prova a studiare di notte ma crolla sotto i colpi del sonno e, il giorno dopo, sentirà la sveglia e la ignorerà, si alzerà tardi e, alla fine, non studierà nulla, ne alla sera ne alla mattina;


*Il 30 e lode: è quasi una setta: loro devono prendere sempre e solo 30 e lode. Un 30 e lode è per sempre: visto che ne ha uno sul libretto, allora si è costretti a dare quel voto da quel momento in poi. Generalmente gira accompagnato dall'amico che prende sempre 18 e, il giorno prima dell'esame, il 18 si sentirà preparato mentre il 30 e lode dirà che quest'esame gli andrà molto male...ma la fine è scontata...


*Il ripetitore: lui legge e ripete di continuo...parla, parla e parla! Ripete tutto ciò che c'è da studiare, parola per parola, a memoria. La sua famiglia è così stufa da ricorrere ai tappi per le orecchie. Parla così tanto che all'esame si ricorderà tutto, ma non avrà più la voce per esprimersi;


*Il carlone: non sai mai quando ha gli esami e sono i suoi amici che, pochi giorni prima, lo avvisano. Insomma se ne dimentica e, il bello è che non prova neanche a rimediare studiando in extremis...preferisce presentarsi e come va và!


*Il secchione: è l'incubo dei professori, sempre presente a lezione, in prima fila, ed è abituato a interrompere il docente con le sue domande improbabili, la cui risposta non importa a nessuno; anzi spesso chiederà un chiarimento quando, ormai, tutti sono pronti per tornare a casa. Non contento, poi, si avvicinerà alla cattedra per altre delucidazioni o si presenterà, perennemente, a ricevimento. Il secchione inizia a studiare almeno sei mesi prima dell'appello e non trascura nulla, nemmeno la pagina dei ringraziamenti. Il docente troverà un piacere perverso nel trovare quell'unica domanda a cui il secchione non saprà rispondere...


*Il cazzeggiatore: evita sempre di andare a lezione e, se la frequenza è obbligatoria, si limita a chiedere ad un altro di mettere, al suo posto, la famosa "firma di presenza". La sua testa è sempre altrove e, quando si presenta agli esami, i docenti sono sempre convinti di vederlo per la prima volta,


*La seduttrice. di solito di bella presenza, la seduttrice tenta di passare l'esame con un escamotage e cercando, durante le lezioni, di attaccare bottone con il docente con ogni pretesto,


*Il pluribocciato: l'appartenente a questa categoria ha un'età prossima o superiore a quella del docente. Ripeterà l'esame per un numero di volte compreso tra 3 e infinito e, ogni volta, troverà le stesse difficoltà a studiare la materia e, se glielo chiederai, ti dirà che ormai, si è affezionato.



E tu, lettore, di che tipologia sei??





giovedì 18 giugno 2015

Il perdono non cambia il passato, ma può cambiare il futuro

[Tieni chi ami vicino a te, digli quanto hai bisogno di loro, trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d'amore che conosci]

                                                                                 Gabriel Garcia Marquez



Mamma mia, quanto mi sei mancata amica?! 
Se penso a tutte quelle giornate passate a rimuginare, a chiedermi cosa stessi facendo, a domandarmi come stessi...mentre, nessuna delle due faceva il fatidico passo per cercare l'altra, troppo orgogliose per ingoiare il rospo o anche solo per ammettere che si, abbiamo bisogno l'una dell'altra!
Quanto siamo state stupide!
Spesso non siamo d'accordo perché abbiamo gusti, idee, convinzioni differenti ma non ci era mai successo di non parlare per così tanto tempo e, ritrovarsi a non chiacchierare per una stupida battuta che, ammetto era di cattivo gusto, mi ha destabilizzato. Ho capito che faccio tantissimo affidamento su di te, che ogni giorno vedo, ascolto o faccio cose che, in un modo o nell'altro mi ricordano te e mi portano a dire "cavolo, dovrei dire a S. questa cosa!", oppure " se lo sapesse S. ci riderebbe su..." 
In tutti questi giorni ho rimandato il momento in cui ti avrei affrontata, in cui ti avrei chiesto scusa con la S maiuscola, perché se c'è una cosa che mi riesce bene, quella è il procrastinare, il continuo rimandare e non affrontare qualcosa di cui ho paura. Anche quando ci siamo riviste, si vedeva che non era tutto normale, che avevamo del risentimento addosso: tu forse lo mostravi di più nel viso mentre io nell'atteggiamento. Ci siamo viste e. se non ci fossero stati altri nostri amici come filtro, chissà cosa sarebbe successo: io sicuramente avrei finto che tutto fosse apposto ma poi, tornata a casa, avrei dovuto affrontare di petto il problema...e così è stato. Eppure, anche se mi dicevo che mi mancavi, che una parte di me non c'era e ne sentivo la mancanza, non mi muovevo da quell'angolino chiamato Testardaggine. Altri nostri amici mi chiedevano come andava e io dicevo ok, ma poi arrivava la domanda fatidica, "come sta S.?, l'hai più sentita?"  e lì mi sentivo davvero stupida, perché non avevo una risposta: non sapevo come stesse la mia migliore amica. Per fortuna (o per sfortuna!) siamo in piena sessione estiva, quindi c'è poco tempo per pensare... per scrivere delle scuse adeguate, ma forse, anche questa è una giustificazione! 
Beh, questo è il mio modo per dirti quanto sei importante... Quindi basta orgoglio, basta giustificazioni, baste perdite di tempo.
Si dice che un amico è sempre presente per aiutarti, che un amico ti aiuta a rialzarti...un amico ti cammina sempre affianco e che, anche solo un amico può diventare il centro del tuo mondo... e io ho bisogno di te.

Ti voglio bene S. 

lunedì 15 giugno 2015

Jurassic World: film ibrido con esseri ibridi

*Attenzione, siete a rischio Spoiler, se non avete visto il film e non volete farvi rovinare la sorpresa, non leggete!





L'11 giugno 2015 è uscito il nuovo film della saga di Jurassic Park: per questo quarto capitolo ci sono voluti ben quattordici anni di attesa e un nuovo regista, Colin Trevorrow...ma, non preoccupatevi, l'ombra di Steven Spielberg è sempre presente, questa volta nei panni di produttore esecutivo. Va subito ricordato che, i precedenti film della saga e le ambientazioni si basano sui romanzi di Michael Crichton, morto nel 2008. 
Ma, soffermiamoci un attimo sulla storia...
Ventidue anni dopo i tragici eventi di Jurassic Park, la famosa isola al largo della Costa Rica, Isla Nublar, vede nascere un nuovo parco a tema, Jurassic World. A portare avanti il sogno di John Hammond, l'ex magnate del parco, è Simon Masrani, un uomo sofisticato e pronto a tutto: per la creazione del nuovo parco, si appoggerà al genetista Henry Wu, già visto nei precedenti film, e su Claire Dearing, la responsabile delle operazioni. Obiettivo di questa nuova attrazione super tecnologica è affascinare un nuovo pubblico, ormai abituato, dopo dieci anni dall'apertura, all'esistenza dei dinosauri: per questo, verrà creato in laboratorio una nuova creatura, un essere ibrido che contiene nel suo DNA tracce di diverse specie (seppia, raganella e velociraptor), l'Indominus rex... si il nome ci indica quanto possa essere brutto, grosso e cattivo! Questa creatura mostra fin da subito un comportamento sociopatico ed essendo cresciuta in cattività, anche molto aggressivo. Per visionare la gabbia di questo essere verrà chiamato Owen Grady, un ex militare occupato nel parco a compiere delle ricerche comportamentali su quattro velociraptor ed ormai abituato alla furbizia di queste creature.
Nel frattempo al parco arrivano i due nipoti di Claire, Zach e Grey, venuti a passare un po' di tempo con la loro zia che non vedono dalla bellezza di sette anni. Ma le cose procedono troppo bene per essere in un film di Jurassic Park... 
Quando Owen andrà a far visita all'Indominus avrà una bella sorpresa: risulterà essere scappato! Ma si tratta di una bellissima trappola ideata dal possente dinosauro che, oltre ad avere una super intelligenza, avrà anche la facoltà di mimetizzarsi...insomma, direi che il dottor Wu si è impegnato fin troppo stavolta! Quindi saranno proprio i tecnici a permettere all'Indominus di uscire e vedere il mondo circostante o, in questo caso, di distruggere il mondo circostante. Insomma, tralasciando tutto il resto per non rovinarvi del tutto il film, non basterà questo mostro a piede libero, ma verrà liberata ogni sorta di creatura, dal pteranodonte al velociraptor che, per non farci mancare nulla, si faranno una bella scorpacciata di persone. 
State tranquilli, i buoni avranno la meglio!

Il film Jurassic World era un film molto atteso e i critici non si sono risparmiati nel recensirlo: c'è chi afferma che questo capitolo abbia una trama "stupida", basato tutto sulla figura eroica di Owen Grady (interpretato da Chris Pratt, che si era già messo in mostra nel film del 2014 i "Guardiani della Galassia); c'è chi, invece, ne parla molto bene definendolo un classico film dell'estate, godibile, che ti tiene attaccato allo schermo... e questo è indubbiamente vero. Mi trovo particolarmente d'accordo, però, con una recensione scritta da Manohla Dargis per il New York Times: ci fa notare l'atteggiamento estremamente sessista di questo film, nelle figure di Owen e di Claire, presentarti agli antipodi: lui il classico bel fustacchione, tutto preso dai motori, dai suoi velociraptor e dai suoi muscoli, sempre impegnato in azioni fighe!...poi viene lei, Claire, intenta a complottare dalla sera alla mattina, tutta frigida e rigidina. Quindi, Tom, hai ancora questo pensiero sessista all'alba del 2015?? 
Personalmente non ho apprezzato questa faccenda dei dinosauri ibridi, mentre ho trovato 
quasi commovente il brontosauro ferito...che dire, mi ha ricordato il caro ed adorabile E.t!
Una cosa però vorrei dire agli ideatori di Jurassic World: avete creato una versione di Jurassic Park più grossa e più letale, nelle fattezze di questo Indominus Rex, ma questo non significa che sia migliore.

venerdì 12 giugno 2015

David Garrett: il ponte fra la classica e la contemporaneità



Ormai da qualche anno si è diffusa la tendenza, da parte dei musicisti di base classica, di sperimentare qualcosa di nuovo, qualcosa che va al di là di una Sonata di Chopin o una Stagione di Vivaldi; qualcosa che possa attirare il pubblico giovane, abituato ormai ad altri suoni. Questa "moda" si manifesta, soprattutto, in quei musicisti che fanno parte dei cosiddetti "quartetti d'archi", ossia strumenti come il violino, la viola, il violoncello e il contrabbasso e, alcuni di questi, creano delle vere e proprie band! Una di queste è sicuramente gli Apocalyptica, violoncellisti di origine finlandese appartenenti alla filarmonica di Helsinki, che girano il mondo esibendosi con cover dei Metallica, Slayer, Pantera, allo scopo di promuovere questa nuova inclinazione. Emergono anche molti singoli, vuoi ragazzi molti giovani come Jun Sung Ahn, che promuove la sua musica con simpatici video su youtube, o come Kate Chrusciska, che ormai ha incantato tutti con le sue dolci melodie eseguite con l'ausilio di un violino elettrico in plexiglass. Ma, c'è un violinista in particolare che riesce ad attirare un gran numero di fan: David Garett. 
Questo esecutore, di origini tedesche, si è dimostrato fin da piccolo un genio precoce dalle mille qualità: già all'età di undici anni si esibì con la Filarmonica di Amburgo, incantando, con il suo violino, stuole di spettatori e, a quindici anni, riuscì a firmare un contratto per esibirsi come solista. All'età di quindici anni incise anche il suo primo album, caratterizzato da un repertorio totalmente classico, ossia la sonata per violino e pianoforte di Mozart. La svolta però avviene nel 2010: questo è l'anno in cui uscì Rock Symphonies, album che gli permetterà di essere conosciuto in termini internazionali anche grazie all'unione del repertorio classico con il rock. Ed è da qui che inizierà a sostituire il suono del proprio violino a quello delle chitarre elettriche o a suonare in musica ciò che, artisti come Michael Jackson, cantano. 
Questo genio del violino, anzi questo "violinista del Diavolo", il 30 maggio 2015 si è esibito in Piazza Duomo a Milano ed è qui che. io e altre 40 000 persone, abbiamo avuto l'opportunità di sentirlo. Ormai da tre anni, Milano organizza questi eventi collettivi dove la Filarmonica della Scala accompagna musicisti solisti di prim'ordine e, quest'anno è toccato proprio a lui. Se, ascoltarlo dal proprio Ipod può risultare piacevole e rilassante, in live è un'esperienza esaltante: per due ore, è riuscito a tenerci tutti a bocca aperta, ammagliati dalla dolcezza prodotta dal suo Stradivari e dal suo sorriso, così a suo agio e così estasiato dai nostri applausi e dalla sua stessa bravura. Va detto che anche la Filarmonica è stata davvero notevole, guidata da un maestro d'orchestra d'eccezione, Riccardo Chailly, che da quest'anno ha ricevuto l'incarico di dirigere l'orchestra del Teatro La Scala. 




Il repertorio eseguito in questo grande concerto all'aperto ha spaziato molto e ha toccato diverse epoche: scaldando il pubblico con un Overture di Brams, David si è poi esibito in un assolo, durato ben 15 minuti, del Concerto N.1 di Max Bruch; ha seguito una pausa per il nostro violinista, ma non per l'orchestra, che ci ha strabiliato con Rossini e il suo Guglielmo Tell!! Ma il nostro David non poteva che tornare portando di nuovo tra noi il grande Paganini (che lui stesso ha interpretato nel film "Il violinista del Diavolo") e il suo Capriccio N.24, seguito da un altro compositore italiano, Vittorio Monti... insomma un concerto davvero epico e il pubblico era così estasiato che ha continuato ad applaudire per diversi minuti. A questo grande e gioioso applauso è seguita una delle scene più esilaranti: David è andato a riprendere dietro le quinte il maestro Chailly, che nel frattempo si era ritirato, l'ha fatto sedere e, davanti a lui e a noi tutti ci ha concesso un bis: la sua versione di Smooth Criminal di Michael Jackson contenuta nell'album Encore e, che dire, i giovani sono stati piacevolmente accontentati e, i più maturi beh...sono rimasti allibiti! XD

Insomma, se mai vi capiterà di avere l'occasione di sentirlo dal vivo, FATELO! perchè merita, merita davvero il prezzo del biglietto...